BIOGRAFIA

Nato a Mesoraca il 05/01/1978 un paesino vicino Crotone, laureato all’accademia di belle arti di Catanzaro.

Pittore e scultore, nel 2018 è stato insignito del Palermo International Award con lusinghiera e ragguardevole motivazione della giuria, inoltre il Prof. Paolo Levi ha così scritto di lui: “Le composizioni di Emilio Marrazzo si contraddistinguono per le vibrazioni dinamiche scaturite dagli accordi cromatici squillanti. Il risultato finale non appare come un caos informe, quanto più tosto come la trasposizione visiva degli impulsi emotivi dell’artista. Si tratta di un linguaggio astratto informale che libera sulla tela un’energia dirompente, esplosiva e vivificatrice.”

Recensioni


I segni possono essere narratori, catalizzatori di ciò che è e ha tutta l'aria di un'evidenza tracciata. Sotto gli occhi di Emilio Marrazzo, quei segni concentrano uno degli aspetti meno battuti nell'ambito della pittura contemporanea: la dimensione processuale.
Marrazzo conosce ormai a menadito le basi da cui partire, così come si costruisce un rapporto con la tela, come padroneggiarla in base all'utilizzo di acrilici e oli. Consciamente è quindi in grado di determinare l’inizio del proprio lavoro. Aprioristicamente però non può impostarne la fine. Da questo punto di vista ogni opera è per Marrazzo un'impresa, un percorso non tracciato, che può aumentare esponenzialmente la sua complessità. Viene in mente Picasso, quando riferendosi alla non esistenza dell'arte astratta, la descriveva come un percorso in cui «Devi sempre cominciare con qualcosa. Dopo puoi rimuovere tutte le tracce della realtà». Se la pittura segue una processualità avviata intenzionalmente dall'artista, l'opera derivante sarà articolata in base a essa e ai suoi tempi, funzionando solo ed esclusivamente nella concatenazione di quest’ultimi. Nel lavoro di Marrazzo la possibilità di ragionare per singoli punti è pertanto nominalmente annullata; resa superflua dalla sincronia di un complesso unitario, caratterizzato dall'assenza di gradi di separazione tra gesto e segno. 

Un altro Emilio. Di cognome Vedova. Lui sì che sull'argomento gesto/segno aveva detto la sua, con un'aggressività - tematica e visuale - ben maggiore. Marrazzo per certi aspetti pare aver scelto di raccogliere una dimensione informale parallela a quella di Vedova, proporzionandone i contenuti in base a un tempo che muta assieme a chi lo fa e lo vive. Vedova col suo segno deflagrante, Marrazzo con la sua propensione costruttiva. Entrambi guidati dalla potenza del gesto.

 

Andrea Rossetti

Critico d'arte


GESTO, SEGNO E COLORE, SU QUESTA TRINITÀ L'ARTISTA CALABRESE FONDA LA PITIURA COME UN PROCESSO INTENZIONALE. E NON TOTALMENTE PREVEDIBILE.

Paolo Levi

Critico d'arte


Le composizioni di Emilio Marrazzo si contraddistinguono per le vibrazioni dinamiche scaturite dagli accordi cromatici squillanti. Il risultato finale non appare come un caos informe, quanto più tosto come la trasposizione visiva degli impulsi emotivi dell’artista. Si tratta di un linguaggio astratto informale che libera sulla tela un’energia dirompente, esplosiva e vivificatrice.